Trovato su FB…
Maresciallo Pilota Alberto Gobbo.
Racconto di un combattimento aereo.
AOI (Africa Orientale Italiana)
Shashamanna, 12 settembre 1940.
Quattro Fairey Battle dell’ 11°Squadron della Aviazione Sudafricana di base a Archer’s Post (Kenya), attaccano il nostro campo in picchiata prendendo di mira le sovrastrutture della base e i bombardieri decentrati sotto gli alberi al margine del campo.
Sono presenti anche quattro nostri caccia CR 32 parcheggiati, senza mimetizzazione, all’aperto o vicini agli edifici adiacenti l’aeroporto, il campo è pressochè privo di armi contraeree. L’attacco dei Fairey inizia alle 10,30 ora locale. Due nostri caccia vengono danneggiati dagli incursori. I danni sono riparabili, forse grazie allo scarso armamento di questo aereo 1 mitragliatrice da .303 (7,7mm.) in caccia e una Vickers dello stesso calibro nella parte posteriore dell’abitacolo.
Solo un CR 32, viene avviato da un coraggioso aviere e lasciato sulla piazzola col motore in moto.
Gli altri piloti si sono nascosti nei rifugi antiaerei.
Corro verso il nostro aereo e mentre le bombe scoppiano tutto intorno, salto nella cabina di guida spostando immediatamente la manetta indietro per avere il massimo dei giri dal motore, senza neanche il tempo per riscaldarlo o per cercare una striscia di terreno libero da cui decollare.
Avevo bisogno di un miracolo.
Vedo, inorridito, un Fairey abbassarsi e prendere di mira il mio aereo ma quel giorno la fortuna era dalla mia parte.
Il sudafricano mi manca e il mio carrello si stacca dal terreno, cerco di prendere quota raccogliendo ramoscelli e foglie mentre raschio le cime degli alberi.
Il mio Fiat sembra un pipistrello scappato dall’Inferno e col motore urlante riesco a guadagnare quota e a raggiungere qualche nuvola.
Dopo un primo giro a 360° vedo due colonne di fumo alzarsi dall’aeroporto; due Savoia Marchetti S 81 stanno bruciando. Raggiungo i 600 metri di altitudine e mi dirigo ora verso il campo quando vedo un Fairey in leggera picchiata e a velocità ridotta che continua il suo attacco. E’ facile per me tagliare il suo percorso ad un angolo di 10° e far fuoco con le mie armi da breve distanza.
Colpito in vari punti vitali l’aereo della SAAF, pilotato dal tenente F.C. Armstrong, cade in picchiata verticale prima ancora di poter sganciare le sue bombe (il Fairey Battle poteva portare 4 bombe da 250 libre nel vano bombe più altre 500 libre esternamente).
Guardo giù e un enorme colonna di fumo nero che dall’area degli uffici comando del campo sale verso il cielo, sul terreno il grande cratere prodotto dall’impatto dell’aereo colpito. Molti italiani escono dai rifugi alzando le braccia al cielo per festeggiare la mia vittoria.
Ho appena il tempo per fare un altro giro quando vedo un altro aereo nemico apparentemente intenzionato ad attaccarmi.
Spingo il mio timone a lato fino ad ottenere un angolo di 40° sulla traiettoria presunta del Battle. Questo basta per mettermi nella condizione di sparare una breve raffica sul velivolo sudafricano che si allontana rilasciando una scia di fumo bianco, aumentata la mia velocità il predatore nemico mi lascia in pace. Approfitto del cielo ormai libero, nessun altro aereo nemico, e mi porto a quota 1.500 m. e posso vedere il campo e il suo circondario.
Devo ora scendere a 1.000 m. mentre dense nuvole riducono la mia visibilità. Guardo verso il vicino villaggio e a cavallo di un importante incrocio, noto una colonna di una decina di camion italiani che dirigono verso ovest. Le condizioni meteorologiche in questa zona non sono buone e la visibilità si sta deteriorando rapidamente.
Di nuovo, la fortuna è dalla mia parte.
Alla mia destra, 400 metri più in basso e con un’angolazione di 80°, appare la bella forma di un Fairey, che vola molto deciso ma a velocità ridotta verso la colonna dei camion. Preparo le mie armi e i mirini per un attacco e con un leggero tuffo mi dirigo verso il nemico sorprendendo il mio avversario.
Il pilota sudafricano non si accorge della mia presenza.
Il vantaggio di altitudine, l’angolo di attacco e le condizioni di luce prevalenti mi hanno danno un vantaggio completo e mi permettono di sviluppare al meglio un attacco rapido.
Sparo una raffica di 4 colpi da 7,7 mm.
Dato che il mio Fiat CR 32 ha guadagnato troppa velocità, la riduco notevolmente in modo da mantenere il Battle sotto tiro per un tempo più lungo. L’ultimo approccio al Fairey mi permette di iniziare a sparare da una distanza di 150 m, dietro e leggermente sopra il suo lato sinistro.
I miei traccianti, visti alla luce del sole, e i proiettili esplosivi da 12,7 mm penetrano in alcuni punti nella fusoliera dell’avversario.
I due aerei sono così vicini tra loro che è diventato molto facile puntare senza guardare attraverso le mire. Il pilota della SAAF tira la cloche, portando l’aereo in una salita ripida e violenta, seguito da una svolta a sinistra, per evitare il mio fuoco.
Ancora una volta sono in grado di sparargli con buoni risultati e il Fairey si dirige verso una nuvola temporalesca.
Lo seguo inutilmente a tutto gas nella nuvola. Dopo averlo inseguito nella nuvola, erano le 11,15, ho avuto un momento per rilassare i nervi, per riorganizzare la mente e per verificare lo stato del mio velivolo, che consideravo parte integrante di me. Decido di tornare al mio aeroporto e, per farlo lentamente, sono arrivato a 2.000 metri. Alcuni giorni dopo ricevo la notizia che questo Fairey Battle era stato in grado di raggiungere e superare il confine tra l’Abissinia e il Kenya, compiendo un atterraggio forzato. Solo il mitragliere era stato gravemente ferito; il pilota e il bombardiere erano allontanati incolumi dall’aereo.
Quando sono a circa 10 km dalla mia base, vedo una solitario Fairey tra le nuvole, probabilmente diretto in Kenya attraverso Margherita Lake dopo il suo attacco.
Controllo le mie munizioni e vedo che ne ho ancora circa un terzo rimanente. Immediatamente riarmo le mie mitragliatrici e, a tutto gas, inizio una salita quasi verticale dirigendomi a circa 300 m davanti al mio nemico.
Quando arrivo a portata di mano, miro con attenzione e sparo colpendo l’aereo sudafricano dal muso alla coda. In pochi secondi sono così vicino che rischio una collisione a mezz’aria.
Continuo a sparare le mie raffiche precise da una distanza di circa 20 m, colpendo la fusoliera del mio nemico sul lato sinistro, poi sul lato destro e infine sulle superfici della coda.
L’effetto di questo fuoco divenne presto visibile; appare una grande scia di fumo bianco che diventa rapidamente grigio e poi nero.
Stringo di nuovo in una posizione più sicura.
La velocità del Battle è rimane la stessa e il pilota non fa alcun tentativo di fuga accelerando a tutto gas.
Gli do la caccia col mio Fiat fino a raggiungere il villaggio di Dalle, a circa 35 km da Shashamanna.
L’altitudine e la velocità del Battle continuano a diminuire, ma il fronte meteorologico davanti a me a noi prende la forma di un temporale basso.
Dopo alcuni secondi il Fairey raggiunge la turbolenza, decido di tornare indietro, sicuro che l’aereo del SAAF non sarebbe stato in grado di rientrare alla sua base.
Controllo il mio aereo per munizioni e livelli di carburante.
Mi rimangono circa 40 litri di carburante, ho una mitragliatrice inceppata e dispongo ancora di solo 12 proiettili di tipo SIT (scoppiante, incendiario, tracciante) per le 1,27mm. e 21 proiettili di tipo PIT (Perforante, incendiario, tracciante) per le 7,7mm.
Volo verso casa mantenendo una quota di 500 m. Dopo poco atterro e raggiungo l’area dei parcheggi, sono le 11,20 scendo dall’aereo e tocco i ramoscelli rimasti impigliati nel carrello durante il decollo. Solo adesso sento il peso dello stress dl combattimento ma sono felice. La festa della folla che mi accoglie mi rinvigorisce. Sul campo, da due SM 81, salgono due piccole colonne di fumo grigio, sono gli aerei colpiti dagli incursori.
Verso le 17,00 arriva sulla base un trimotore Caproni Ca. 133. A bordo ci sono tre aviatori nemici, l’equipaggio dell’ultimo Fairey Battle che ho abbattuto su Dalle Village. Vengono identificati come il pilota, il tenente di volo J.E. Lindsay, il mitragliere V.P. McVicar, e il fotografo, il sergente di volo L.A. Feinberg, tutti del No 11 Squadron dell’Aeronautica sudafricana".
L’incontro tra vincitore e vittima è stato davvero emozionante e tutto il personale dell’aeroporto prese parte a questa vicenda. All’atterraggio del Caproni il pilota sudafricano chiese di incontrare il pilota del Fiat CR 32 che lo aveva abbattuto.
In uno spirito di cavalleria dell’aviazione, ormai non più visto, il tenente di volo Lindsay volle abbracciarmi e ci racconta la sua versione degli eventi: Con il suo parabrezza pieno di olio motore, bassa velocità e una gamba ferita - era stato colpito da un colpo da 12,7 mm - era stato in grado di mantenere il suo velivolo in planata, ma incapace di trovare una striscia di terra, fu costretto a far atterrare il suo aereo nel bel mezzo di un villaggio. Nel prendere terra tra la gente dell’abitato il suo velivolo aveva investito la folla radunata causando due morti e numerosi feriti.
Una volta che il Battle si era fermato l’infortunato Lt. Lindsay aveva aiutato i membri del suo equipaggio ad uscire fuori dai loro posti e li aveva tirati lontano dall’aereo in fiamme.
Poco dopo i villici arrabbiati, armati di lance e coltelli, si raccolsero attorno al Fairey per saccheggiarlo. L’esplosione di carburante e munizioni li fermò presto e poi si mantennero a distanza.
Mesi dopo, un altro pilota SAAF catturato, il Cmdr J.R. Wikers, ci disse che tutte e quattro Fairey Battle che avevano preso parte al raid del 12 settembre su Shashamanna erano andati persi e che nessuno di loro era tornato alla base".