Auguri e racconto di Natale

Ciao piloti e simpatizzanti del 51°!
Come scritto da Dario “Chip” il Natale quest’anno sarà ovviamente diverso dagli altri anni, ma a parte i problemi della vita reale e volendo tracciare un piccolo bilancio, il 51° sta concludendo un anno in grande forma!
E’ partito in sordina e sull’onda di alcuni anni di appiattimento degli stimoli, ora grazie sicuramente alla campgna di ITAWING e qualche mese di lavoro intenso mettendo la testa fuori da casa (virtualmente parlando) siamo pieni di nuovi piloti, nuovi tacchini, piloti più vecchi che tornano con DCS o sul vecchio il2, stiamo trascorrendo tantissime ore di divertimento con tanti piloti ogni lunedì e ne sono davvero contento perchè lo spirito e il morale sono veramente alti!

Vorrei solo che fosse altrettanto buono o migliore il prossimo anno per il nostro vecchio stormo di amici, la prova ne è stato l’incontro online!

Buon Natale a tutti voi ragazzi!

PS: Ogni anno il nostro caro Commander @Bear_EAF51 era solito proporre un piccolo racconto natalizio subito a ridosso delle feste, è una delle cose che mi aveva fatto innamorare del 51°.

Ripropongo questa volta un vecchio racconto di Bear pubblicato a Dicembre 2007, è stato il primo che ho letto per conto mio dopo l’arrivo in EAF, mi è sempre piaciuto molto…a voi, tanti auguri ragazzi del @51Squadron @EAF51_Ibanez

RACCONTO DI NATALE

Il nove luglio 1940 le corazzate inglesi erano venute a provocare la nostra flotta in prossimità delle coste calabresi; anche se lo scontro, battezzato poi “Battaglia di Punta Stilo”, si era concluso senza perdite, era rimasta nei nostri alti comandi una profonda impressione dell’audacia delle navi inglesi e della loro aggressività. L’Italia era entrata in guerra il 10 giugno. Alcuni mesi dopo, ed esattamente nella notte dall’undici al dodici di novembre, aerei siluranti decollati da una portaerei, che si era appostata a ridosso della costa greca, erano piombati sulla piazzaforte di Taranto, dove era concentrata quasi l’intera nostra flotta, mettendone fuori uso una buona metà.
Questi due episodi indussero gli alti comandi della marina ad intensificare l’attività della ricognizione aerea, per cui eravamo in volo dall’alba al tramonto. Quel giorno ero in volo dalle nove del mattino e il rientro a Taranto era previsto per l’ora del tramonto. La fascia di mare che mi era stata assegnata andava dalla costa calabra, in prossimità di Punta Stilo, ed arrivava in vista di Corfù. L’aereo su cui volavo era un Cant Z. 501, un idrovolante monomotore che aveva un equipaggio di quattro persone: un pilota e comandante del velivolo; un sottotenente di vascello osservatore; un motorista e un armiere. Per cui in occasione di avvicinamento di caccia nemici, i temutissimi Spitfire (velocità 500 km/h), unica difesa era infilarsi nelle nubi, augurandosi che ce ne fossero.
Il mare quel giorno era calmo, il cielo purtroppo sereno, ed il sole, abbassandosi sull’orizzonte, diventava sempre più rosso: un bel tramonto verso la Sila. Nelle lunghe ore di volo non ci fu nessun avvistamento, tranne pochi pescherecci in fase di rientro.
Volavamo ad una quota intorno ai mille metri, ognuno immerso nei propri pensieri. Su quel mare tranquillo, sotto quel cielo sereno, la guerra sembrava un fatto lontano, soltanto un ricordo. Quando giungemmo in vista di Corfù e mi apprestavo a virare verso la costa pugliese, avvistai un punto lontano, che dalla costa veniva verso il mare aperto. Si avvicinò rapidamente: era un aereo inglese, un Sunderland, a noi ben noto, che volava alla nostra stessa quota, ma ad una velocità notevolmente più sostenuta. Il Sunderland era un quadrimotore, che poteva raggiungere i 350 km/h. Si affiancò a noi, ad una distanza di non più di mille metri, e per un tratto volò su una rotta a noi parallela. I nostri erano pronti, ma le mitragliatrici tacquero: avevo dato ordine di non aprire il fuoco se non in risposta ad una loro azione offensiva. Anche le loro mitragliatrici tacquero: il Sunderland era armatissimo con due mitragliatrici da 12,7 mm., e ben otto mitragliatrici da 7,7 mm.; noi di mitragliatrici ne avevamo soltanto due da 7,7 mm. I miei uomini erano pallidi per l’emozione, con le mani sulle armi, e guardavano verso di me, aspettando un mio cenno. Io non perdevo d’occhio il pilota dell’aereo inglese, che distinguevo con chiarezza, essendosi avvicinato ancora di più.
Furono pochi momenti carichi di tensione, ma non accadde nulla. Ad un tratto vidi la mano del pilota inglese alzarsi verso l’alto, ed agitarsi in un ampio e palese gesto di saluto. Risposi al saluto, emozionato e commosso. Il Sunderland accelerò l’andatura allontanandosi verso il mare aperto e scomparve all’orizzonte.
Sono passati tanti anni da allora ma non ho mai dimenticato quel giorno: era il 24 dicembre, la vigilia di Natale.

(da Amerigo Javarone – Il Lungo Inverno del 1944 – Edizioni GAE, Milano, 2002, pag. 21-22)

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Grazie Cappe per continuare la tradizione del gruppo!
Penso che il racconto più dimostrativo di questi giorni di festività, sia quello di Frederick Forsyth “Il Pilota”, molti di voi lo conosceranno ed era stato riproposto proprio da Bear nel 2014.
Ma anche per chi lo conosce e a maggior ragione per chi non lo conosce, fa sempre bene leggerlo!
Chi lo volesse scaricare può prenderlo qui:

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