Questo Racconto viene dalla pagina Facebook di Fausto Bernardini, ex pilota ed istruttore su G91 ed MB339, basato a Tv ma originario di Arezzo. Ora voloa con una replica ultraleggera di Storch nelle zone del Prosecco a Nervesa della Battaglia.
Molti lo conoscono di fama ed è anche un ottimo scrittore…a voi!
In volo con le Frecce Tricolori
Salvando alcune eccezioni, credo che il sogno della maggior parte dei piloti militari sia, o sia stato, quello di appartenere al 313* Gruppo Frecce Tricolori. Anche per me, tra le varie vicissitudini della mia carriera, questo desiderio si fece sentire. Purtroppo, in quel periodo, non seppi salire su quel treno che passa (ammesso che passi) una sola volta nella vita, così, col tempo, il sogno venne sostituito da nuove esperienze professionali, però senza mai venire meno all’ammirazione per questo magnifico Gruppo. Ho avuto alcuni “amici stretti” che indossarono la tuta azzurra e il nominativo “Pony”. Con Giampi, uno di loro, condivisi il suo periodo di pre-assegnazione alla PAN, mentre entrambi eravamo istruttori ad Amendola sul G91/T. Volammo spesso insieme, per provare nei ritagli di tempo qualche manovra che potesse in qualche modo assomigliare a quanto avrebbe incontrato in un prossimo futuro a Rivolto. Io leader e lui gregario, sulla pista di Ortanova, un vecchio campo d’aviazione in disuso, bassi come allora lavorava la Pattuglia, ma senza spettatori, inanellammo tanti looping e tonneau… e qualcosa di più.
Inutile dire che salutandoci, dopo la sua assegnazione alle Frecce, Giampi nell’abbracciarmi disse: quando sarò titolare promettimi che almeno una volta volerai con me. Io promisi, senza troppo starci a pensare. E senza più che mai pensare a quanto sono pauroso se non ho in mano la situazione… e i comandi di volo.
Un paio di volte, facendo scalo a Rivolto col G91, ebbi l’occasione di volare sul 339 con Giampi, che aveva assunto il ruolo di secondo fanalino. Il numero nove, dalla cui posizione si possono osservare le manovre dei gregari e si ha sempre in vista l’intera pattuglia. All’ultimo momento, non per sfiducia in lui, che ho sempre ritenuto un pilota eccezionale, ma per quanto ho spiegato prima, declinavo l’invito adducendo qualche scusa che, a un buon intenditore, dava la prova della mia riottosità. Ma giunge il giorno che tutti i nodi vengono al pettine. Io sono stato assegnato per la seconda volta ad Amendola e Giampi viene con le Frecce per la rituale manifestazione annuale a favore della Scuola.
“Faustino, domani non hai scuse. Voleremo insieme in manifestazione!”
Io mi arrampico sugli specchi, finché leggermente indignato lo vedo desistere. Mi dispiace. Dovrei farmi coraggio e accontentarlo, tant’è che a suo tempo glielo avevo promesso. Ma la storia non finisce qui. Il giorno successivo, inchiodato col naso all’insù, osservo il mio caro amico dipingere il cielo insieme ai suoi nove colleghi. Sono fiero di lui, anche se nel fondo dell’anima sono amareggiato per la mia puerile paura.
Quando scende, bagnato di sudore, lo abbraccio e insieme andiamo a bere qualcosa al Circolo Ufficiali. Non si parla più del mio rifiuto, fino a quando egli, sorridendo, esclama:
“Voglio darti una possibilità di riscatto: domani mattina alle nove decolleremo per un sorvolo a Taranto. Andremo in volo livellato. Non dirmi che non vuoi venire nemmeno a queste condizioni!”
“Verrò volentieri” rispondo, ignaro di cosa mi sta aspettando.
E la mattina, alle otto e mezzo, dopo colazione, ci dirigiamo insieme verso la linea di volo, ricordando i bei tempi. Dopo il briefing, rapidi nelle operazioni, in quattro e quattr’otto ci troviamo in volo. Io sono seduto dietro e durante la rotta Giampi mi dimostra la posizione. Avanzata e molto negativa rispetto a quella che sono abituato a tenere, ma quando m’invita a portare l’aereo mi sembra naturale. Poi, avvicinandoci a Taranto, riprende lui i comandi e sorvoliamo con i fumi tricolori che ci sfilano sopra e di lato. Che emozione! Anche questa è fatta e ora torniamo indietro… ma subito dopo sento la voce di Mario che chiede a Gioia il cielo del campo da zero a cinquemila piedi per… un addestramento acrobatico. Sono in trappola! - penso - Ora non mi rimane che far buon viso a cattivo gioco.
Ma il gioco, non è cattivo. Per una volta nella vita vivo in prima persona uno degli spettacoli più belli del mondo. La Pattuglia sorvola il campo e, subito dopo, inizia il fantastico “programma alto”. Giampi è un “bullone” e, vista da dentro, devo ammettere che le mie paure erano del tutto ingiustificate. Non essendoci la biga a terra, quando non si prevedono trasformazioni sul fanalino, il caro amico mi lascia per qualche istante i comandi. Il leader ha una mano benedetta, il numero sei è incollato e, tenerlo mentre la terra ci ruota intorno, diventa una cosa quasi normale.
Le figure si susseguono come da programma. Nel mio cuore, sentimenti contrastanti si inseguono. Non posso che ammirare questi amici, che portano con onore nel mondo la bandiera italiana. La loro è una vita di sacrifici, ammorbidita da qualche gratificazione. Non li invidio, anche se un giorno ho desiderato anch’io essere un Pony. Li ammiro. Ammiro te, Giampi, e tutti i componenti di questa bella formazione. Qualcuno l’ho avuto, a suo tempo, come allievo. Con qualche altro siamo stati colleghi. Bravi! Fate il vostro dovere in un’Italia dove pare trionfare la furbizia e il malaffare.
Infine ad Amendola, per l’atterraggio. Il numero uno, dopo l’apertura dà i controlli alla torre. Subito dopo seguono i controlli degli altri otto… ma nessuno estrae il carrello.
“Facciamo uno scherzo a Mario, che ci crede tutti dietro di lui”.
In un attimo la formazione si ricompatta e sorvola bassissima il leader. Un momento di goliardia fuori programma, visto che non ci sono spettatori. Mario entra in frequenza: " Ma guarda un po’ 'sti figli di buona donna, che mi fanno!"