Normandie trip report

Sono tornato nella tarda serata di ieri da questo breve intermezzo francese
Le Havre è una cittadina tutta nuova, sembra Latina ma in brutto, alle 9 di sera non c’è più un’anima per strada.
Niente belle donne, niente artisti di strada, non c’è una bancarella di pezze, nemmeno un negozio di souvenir. Però pare che i ragazzi, nei loro “giri” si divertano…

E poi sono andato nei luoghi del D-Day

Ho cominciato proprio dalla Batteria di Merville, spronato anche da Luft. La stele dell’aeroporto improvvisato non c’è… Le casematte sono tutte integre, in una c’e una esposizione museale con effetti audiovisivi che ricordano l’attacco da parte dei paracadutisti inglesi. Le foto di Bear sono molto meglio delle mie.
Ma questa mi piace molto

Sono poi passato per il ponte Pegasus dove c’è un museo e una ricostruzione del ponte (ma il ponte attuale è uguale) E’ impressionante come sia assolutamente come lo ricordavo dal film quando lo si vede attraverso il parabrezza dell’aliante in atterraggio. Non ho potuto fare foto perchè andavo di fretta.

A Ouistreham ho cercato il vecchio Casinò che dal film doveva essere un pò in basso rispetto al resto della città, ricordate il gruppo di suore che scende in fila sotto il fuoco? Non l’ho trovato.
La cittadina è stata ricostruita. Non sono entrato nel museo del bunker e vedendo le foto di Bear me ne pento. Ma accidenti andavo di fretta, partito da Le Havre alle 11 (nessuna possibilità di partire prima, moglie e figli non me l’hanno concesso) avevo da vedere un sacco di posti

Le spiagge di Gold, Juno e Sword non mi interessavano molto, spiagge con le dase affacciate davanti come ci sono in mille posti.
A Arromanches mi sono andato a guardare quello che resta del Mulberry.

E’ assolutamente spettacolare. Il mare era calmo, il cielo sereno. Straordinario.

Ricordavo dal libro di Closterman che era stato a Longues. Con lo stimolo di Luft ho deciso di andare alla Batteria di Longues e lì l’ho trovata!

Tappa successiva Colleville sur Mer
Piena Omaha Beach la spiaggia proprio come la immaginavo, quando ci sono arrivato era in bassa marea, proprio come al momento dello sbarco.

Si vedono sulla sinistra le piccole alture che si affacciano sulla spiaggia e ci si rende conto del perchè questa è l’unica spiaggia dove gli alleati hanno subito perdite consistenti Dopo la spiaggia le alture rappresentano un ostacolo naturale e rendono possibile controllare tutta la spiaggia. Inoltre brulicano di fortificazioni, casematte, bunker

In cima alle alture c’è il monumento alla 1° Divisione di fanteria USA “The Big Red One”

E poco distante il Cimitero americano dove ho avuto la fortuna di assistere all’ammainabandiera serale.

All’ingresso del cimitero c’è anche una esposizione museale con alcuni audiovisivi

Continua

Sempre di corsa sono andato verso la Pointe du Hoc e per strada mi sono fermato in un dei tantissimi musei presenti dove c’era, tra l’altro, il pezzo di un Panther

Pointe du Hoc è un altro posto incredibile. E’ stato lasciato com’era, e è letteralmente pieno di crateri di bombe. E’ basato su piazzole aperte e su casematte. Fu assaltato dai Rangers che si arrampicarono sulla falesia alta tra i 30 e i 40 metri, senza il favore della sorpresa, di giorno.

Mi ha inoltre colpito la corrispondenza tra i luoghi reali e quelli che si vedono nella parte relativa allo sbarco di Medal of Honor, persino i bunker sono uguali

con la postazione per mitragliatrice a difesa della porta di accesso.

Il bunker di osservazione verso il mare è esattamente quello che si vede nel film

Ma le piazzole e le casematte erano vuote, i pezzi erano stati spostati più nell’interno…

Per ultimo sono andato a St. Mere Eglise. Sono arrivato intorno alle 20, cittadina deserta la piazza con la chiesa è assolutamente quella del film, con una sorpresa…

Il parà diventato sordo perchè rimasto appeso al campanile è personaggio famosissimo tanto che l’hanno riprodotto.

A St. Mere Eglise c’è il museo delle truppe aerotrasportate, ma era ampiamente chiuso

In sintesi, con l’occasione di andare a trovare mio figlio mi sono potuto godere i posti che avevo visto, letto, studiato e anche sorvolato con IL2.
L’esperienza è assolutamente coinvolgente, si “sente” che il luogo è permeato di storia.
Consiglio a tutti di fare un giro da quelle parti, ma prendetevi almeno 2 giorni perchè nelle poche ore che ho avuto a disposizione, sapendo che probabilmente non avrò altre occasioni di tornarci, ho voluto vedere più cose possibili.
Prima del viaggio è assolutamente necessario rivedersi “Il Giorno Più Lungo” e rileggere il libro di Ryan.
Stephen Ambrose ha scritto un libro interessante sull’argomento che di intitola D-Day e tantissimi anni fa lessi un Pocket Longanesi scritto da Paul Carrel che si chiamava “Sie Kommen”.
Ne consiglio la lettura.

Per vedere tutto ci vogliono almeno quattro giorni. Io ci sono stato tre, ed ho dovuto saltare molte cose.

A Ouistreham ho cercato il vecchio Casinò che dal film doveva essere un pò in basso rispetto al resto della città, ricordate il gruppo di suore che scende in fila sotto il fuoco? Non l’ho trovato.

In effetti il film con l’assalto al Casinò non l’hanno girato a Ouistreham, ma al canale del porto di Port en Bessin Au Pain. A dormire eravamo vicino a Omaha Beach, e così a Port en Bessins ci andavamo a mangiare la sera, così ho scoperto la cosa.
Questo è il bordo del canale, vicino al vicolo dal quale ne “Il Giorno più Lungo” sbucano i Commandos

In questa foto sulla sinistra si vede lo stesso canale all’epoca dell’invasione preso dal molo all’ingresso del porto. Il casinò del film (ricostruito per l’occasione) si trovava sul lato sinistro del canale.

Ho ancora altre foto da pubblicare. (Omaha Beach, il Centre Historique du Parachutistes a Carentan, le batterie di Longues sur Mer, il museo dei tank dell’airfield A10, il Mulberry ad Arromanches des Bain, il museo di St.Mere Eglise) Appena possibile lo faccio.

C’è una foto a cui sono particolarmente affezionato. E’ questa. Ricorda uno dei miei miti: Robert Capa, il fotografo del D-Day, uno dei più grandi reporter di guerra, morto in Indocina nel 1954, saltato su una mina:
[ATTACH]1556[/ATTACH]
Se avete voglia leggete la sua biografia “Slightly Out Of Focus - Leggermente fuori fuoco”, pubblicata in italia da Contrasto.

Grazie per la condivisione.

Non so com’è ma mi commuove vedere queste foto e ripensare alle migliaia di giovani vite che sono morte nel dolore per abbattere il nazifascismo. Poi vedo il mondo dopo 70 anni e mi chiedo se non sono morti invano…