E' Morto Eugenio Corti

Il 4 Febbraio si è spento a 93 anni Eugenio Corti, autore di tre splendidi libri ispirati alle sue esperienze di guerra sul fronte russo e durante la guerra di liberazione: I più non Ritornano (1947), Il Cavallo Rosso (1983), e Gli Ultimi Soldati del Re (1994). Nel giugno del ’42 Corti ha partecipato alla campagna di Russia con il 30esimo Raggruppamento di artiglieria. La successiva ritirata diede origine al diario de “I più non ritornano” (1947): fu il primo scrittore italiano a dare voce a quella tragedia bianca. Dopo l’8 settembre entrò volontario nei reparti nati per affiancare gli Alleati nella Guerra di liberazione partecipando alla battaglia per lo sfondamento finale della Linea gotica. da questa esperienza nasce il libro “Gli Ultimi Soldati del Re”.


È morto Eugenio Corti. L’autore del “Cavallo rosso” che scriveva «per tradurre in bellezza» -
Emanuele Boffi su Tempi, 5 Febbraio 2014

Il grande romanziere si è spento ieri sera intorno alle 22 (sabato i funerali). Diceva di sentirsi, ancora a novant’anni, un soldato. «Perché è questo lo spirito con cui dovrebbe vivere ogni buon cristiano: “Militia est vita hominum super terra”»

Si è spento ieri sera intorno alle 22, Eugenio Corti, grande scrittore autore del capolavoro Il Cavallo Rosso.
Corti, nato a Besana Brianza il 21 gennaio 1921, era non solo un apprezzato romanziere e autore di testi teatrali, ma anche saggista e intellettuale. Di recente, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli aveva conferito la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.
Sebbene il mondo della grande cultura gli abbia conferito giusti riconoscimenti solo in età tardiva, Corti è stato autore di successo. Il cavallo rosso, pubblicato per la prima volta nel 1983, vanta innumerevoli ristampe e traduzioni (anche in lituano, rumeno e giapponese). In Francia – paese laico per eccellenza – il nome di Corti godette persino maggiore fortuna che da noi, venendo paragonato a autori immortali quali Hemingway, Mann, Camus, Kafka e Musil. Sebbene il suo nome non compaia nella Garzantina, il grande critico George Steiner arrivò ad accostarlo a Vasilij Grossman: «Vita e destino e Il cavallo rosso eclissano quasi tutti i romanzi che vengono presi sul serio oggi».
Corti, uomo cattolico tutto di un pezzo, non visse mai di risentimento per i riconoscimenti che non gli furono attribuiti. Sapeva bene che le sue convinzioni e la sua fede erano insuperabile ostacolo a farlo accettare dal bel mondo. Tuttavia erano in molti che, dopo la lettura dei suoi romanzi, andavano a trovarlo nella sua villa brianzola, le cui porte erano sempre aperte, ricevendo egli – con cortesia d’altri tempi - giornalisti, intellettuali o semplici curiosi. Anni fa, alcuni di loro hanno organizzato in suo onore un comitato perché gli fosse assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Corti che, senza falsa modestia diceva «me lo merito», era anche consapevole che non lo avrebbe mai avuto. D’altronde, diceva con sicurezza, i plausi andavano a gente diversa da lui: a Dario Fo o a Umberto Eco, «uno che – disse una volta –, semplicemente, rappresenta il niente».

Altri parleranno del suo lascito letterario. A Tempi, che Corti degnò di stima e amicizia immeritata, rimangono alcuni fogli di suoi appunti scritti a matita – che ci consegnò dopo un’intervista -, e alcuni giudizi a margine di quei colloqui nel suo soggiorno. Come quando ci spiegò di essere grato per ogni giorno che Dio gli aveva concesso di trascorrere in Terra, perché «siamo nell’immanenza, ma siamo fatti per la trascendenza».
Amava parlare della sua esperienza di guerra (era partito volontario col 30esimo Raggruppamento di artiglieria sul fronte russo), dell’avanzata fino al Don e poi alla successiva ritirata, delle marce diurne a 15 gradi sottozero e notturne, quando la temperatura scendeva fin sotto i 40 gradi. Travasò quelle sue esperienze nelle sue opere e, ci raccontò che, ancora negli anni Duemila, riceveva «lettere di familiari che mi chiedono le sorti dei loro congiunti. E io rispondo, rispondo a tutti». Diceva di sentirsi, ancora a novant’anni, un soldato. Perché è questo lo spirito con cui dovrebbe vivere ogni buon cristiano: «Militia est vita hominum super terra». Un atteggiamento combattivo che sapeva unire a una solare comprensione per le miserie umane. Non a caso si vantava di avere conosciuto due santi nella sua vita: don Carlo Gnocchi – sacerdote che lo aveva sposato – e don Luigi Giussani, come lui un cattolico “irregolare” che sapeva unire la fede pugnace alla temperanza di giudizio verso le incongruenze dei fratelli uomini.

Non era un cattolico da sacrestia. Discorreva di politica e di tutto quanto accadeva nella società, cercando sempre di cogliere il nocciolo della questione, senza infingimenti e paure, con una particolare attenzione all’educazione giovanile (fu ispiratore della nascita di un liceo della zona, il “don Gnocchi” di Carate Brianza). Per questo, pur col necessario disincanto e bonaria ironia, aveva accettato di parlare con tempi anche di politica. Fu in quell’occasione che, al termine del colloquio, con qualche titubanza, gli chiedemmo cosa ancora si aspettasse dall’esistenza alla sua ormai veneranda età. Ci rispose che non era passato giorno in cui non avesse cercato di anteporre la verità al successo. «È il mio compito», sentenziò. «Scrivere per tradurre in bellezza, ideale da cui non mi sono mai allontanato».


Gli articoli dei principali quotidiani:

La Stampa


Il Sole 24 Ore

Una delle sue ultime interviste:
http://www.tempi.it/eugenio-corti-morte-libri-intervista-aldila#.UvZvZYWGemM
Avvenire

Oggi:

Il Corriere.it
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/14_febbraio_05/addio-eugenio-corti-voce-brianza-3325848a-8e7f-11e3-afb4-50ae7364e5b3.shtml

nooooo. Stavo appunto leggendo il suo “I più non Ritornano”… :(:(:(:(:(:(:frowning:

RIP Eugenio. Onore a te e a tutti i tuoi compagni che con la speranza di un futuro migliore avete sacrificato la vostra gioventù e le vostre vite!

Dopo quello che ha passato è arrivato a 93 anni! RIP!!

Mio papa, dopo 4 anni di guerra e 3 di prigionia sotto i tedeschi, dove è stato anche a Berchtesgaden, alla bella età di 95 anni (96 in ottobre), è ancora un arzillo vecchietto con la mente lucida e spirito indomito! :smiley:

Trascrivo da un articolo apparso su Tempi:

Sebbene in Italia la scomparsa del romanziere sia passata abbastanza inosservata, così non è accaduto in Francia, dove numerose testate – tra cui anche Le Monde – hanno riservato allo scrittore il giusto merito. In particolare, Le Figaro ha parlato di “uno degli immensi scrittori contemporanei, uno dei più grandi, forse il più grande”. “Non avete letto il Cavallo rosso? – ha chiesto Le Figaro – Non conoscete il suo autore? Nato il gennaio 1921, a Besana Brianza, morto nella stessa città il 4 febbraio, questo testimone della grande catastrofe del XX secolo lascia dietro di sé un’opera sconosciuta. Chi se ne preoccupa? Con gli occhi puntati sulla lista dei bestseller, giovani presuntuosi attribuiscono importanza solo agli autori riconosciuti dalla pubblicità. Lasciamoli fare, aspettano i premi letterari, avranno premi letterari. Ognuno ha ciò che si merita”.